In questa 14° lezione del corso gratuito di fotografia online ci dedicheremo a conoscere uno dei principi base della fotografia: la profondità di campo. Chiunque si avvicina al mondo della fotografia, prima o poi, DEVE obbligatoriamente conoscere e padroneggiare la profondità di campo, previa la buona riuscita dello scatto. Anche se non esiste una regola precisa, a seconda del soggetto da immortalare servirà una specifica profondità di campo per poterlo risaltare. Per questo motivo dedicheremo un'intera lezione a questo concetto in modo da conoscerlo per bene e per non sbagliare nei prossimi scatti che andremo a fare. Partiamo…
In fotografia, la profondità di campo rappresenta la zona in cui gli oggetti nell'immagine appaiono nitidi e sufficientemente focalizzati. Quando si mette a fuoco un'immagine, solo un determinato piano sarà realmente a fuoco (gli obiettivi sono in grado di mettere a fuoco solo un punto solo). Tutto ciò che si trova davanti o dietro a questo piano sarà gradualmente fuori fuoco. Questa zona nitida rappresenta la profondità di campo che viene spesso abbreviata con l'acronimo PdC (o Dof dall'inglese Depth of field).
Non è certamente una regola e vi invito a provare direttamente voi stessi, ma a seconda della tipologia di fotografia che state facendo andrebbe applicata una determinata profondità di campo per poter fare un buon scatto.
Per le foto paesaggistiche, dove tutto deve essere nitido, dovete cercare di ottenere una ampia profondità di campo in moda da avere a fuoco sia gli oggetti davanti a voi che il panorama sullo sfondo.
Al contrario della fotografia paesaggistica, la fotografia sportiva, la macro fotografia e la fotografie di ritratti devono invece avere una ridottissima profondità di campo in modo da esaltare il soggetto principale e rendere sfuocato tutto il resto per non distrarre lo sguardo dell'osservatore.
Bene! Ora che avete capito cos'è la profondità di campo e come va applicata nelle varie tipologie di fotografia, andiamo a vedere com'è possibile padroneggiarla con la fotocamera e com'è possibile ottenere un'ampia o una ridotta profondità di campo.
A complicarvi le cose, vi dirò subito che non troverete un tasto sulla vostra fotocamera dove potrete configurare la profondità di campo, essa viene influenzata principalmente da 3 fattori: l'apertura del diaframma (ne abbiamo parlato nella 5° lezione), la lunghezza focale del vostro obiettivo e dalla distanza del soggetto che state immortalando. Vediamo assieme questi 3 fattori in modo da capire meglio.
Come già visto nella 5° lezione di questo corso, la quantità di luce che raggiunge il sensore della fotocamera è determinata dall'apertura del diaframma e viene misurata con un valore chiamato “F” o “F-STOP”. Minore è il valore “F” e maggiore è l'apertura del diaframma e di conseguenza la quantità di luce che entra nella macchina fotografica.
L'apertura del diaframma non incide solamente sulla quantità di luce che entra nel sensore ma incide anche sulla profondità di campo. Valori bassi di apertura (f1.8, F2.8, F4 per esempio) avranno una profondità di campo ridottissima, viceversa alti valori di apertura del diaframma (f16, f20 ecc..) avranno una profondità di campo molto maggiore. Per capire meglio guardiamo questa immagine:
A parità di distanza dal soggetto (10 metri) e lunghezza focale (obiettivo a 70mm) è stata cambiata l'apertura del diaframma: f2.8 nel primo esempio, f8 nel secondo e f22 nel terzo. Come potete notare l'area in rosso sarà la vostra profondità di campo e tutto quello che entrerà in questa zona sarà nitido e riconoscibile. Facciamo un esempio pratico con un semplice fiore.
Questa immagine è stata scattata con un obiettivo a 200mm e ad una distanza di circa 2 metri con un'apertura di diaframma a f20. Come potete notare, l'alto valore di diaframma mi ha portato ad avere una profondità di campo abbastanza elevata, molti altri fiori dietro a quello principale sono nitidi. Vediamo ora cosa succede se modifichiamo l'apertura dei diaframma portandola a F4 senza cambiare posizione e obiettivo.
Beh…decisamente tutt'altra fotografia, l'apertura del diaframma al massimo mi ha portato ad avere una ridottissima profondità di campo e un piacevole sfocato tutto attorno al fiore principale. Per questo motivo nelle macrofotografie e nelle fotografie di ritratto viene consigliato l'uso della maggiore apertura di diaframma in modo da avere una minima profondità di campo e un nitido stacco tra il soggetto principale e lo sfondo.
Un altro parametro da tenere in considerazione quando si deve calcolare la profondità di campo è l'obiettivo che si usa ed in particolar modo la lunghezza focale utilizzata durante lo scatto. Ne abbiamo già parlato nella 3° lezione di questo corso ma facciamo un piccolo ripasso.
La lunghezza focale, espressa in millimetri, è la distanza che c'è tra il centro ottico dell'obiettivo (solitamente in prossimità del diaframma) e il piano focale. Con una ridotta lunghezza focale parleremo di obiettivo grandangolare con un elevato angolo di campo, al contrario con un'elevata lunghezza focale avremo un ridotto angolo di campo (teleobiettivi).
La profondità di campo, oltre al valore dell'apertura del diaframma è assolutamente influenzata anche da questa lunghezza focale. Maggiore sarà la lunghezza focale (teleobiettivi e zoom spinti) e minore sarà la profondità di campo, al contrario l'uso di un grandangolo e di una ridotta lunghezza focale produrrà una elevata profondità di campo. Vediamo un immagine come esempio:
A parità di distanza dal soggetto (10 metri) e apertura del diaframma (f8 in questo esempio), possiamo notare come l'uso di un teleobiettivo e di una lunghezza focale di 200mm produca una ridottissima profondità di campo mentre l'uso di un grandangolo a 28mm di lunghezza focale produca un'immagine praticamente tutta nitida.
E' anche per questo motivo che le fotografie paesaggistiche si fanno con un grandangolo mentre sui set di fotografie di moda vedrete sempre dei grossi teleobiettivi per poter staccare la modella da tutto il resto.
Ultimo, ma non ultimo, fattore che influenza la profondità di campo è la distanza dal soggetto che state mettendo a fuoco. Maggiore sarà questa distanza e maggiore sarà a vostra profondità di campo, al contrario più sarete vicini al vostro soggetto e meno profondità di campo avrete. Vediamo il solito esempio:
In questa immagine viene usato un obiettivo a 70mm di lunghezza focale con un apertura di diaframma a f8. Come potete notare nell'esempio “a” il soggetto è vicinissimo alla fotocamera e di conseguenza la profondità di campo sarà ridottissima mentre nell'esempio “c” il soggetto è molto lontano e la profondità di campo aumenta visibilmente. Vediamo un esempio pratico con la foto di un fiore.
In questa immagine ho usato un obiettivo con lunghezza focale a 70mm e un'apertura di diaframma a F4. La distanza dal fiore era circa a 1,5 metri e mi ha permesso di avere una profondità di campo abbastanza elevata, oltre al fiore principale molti altri dettagli risultano nitidi. Vediamo l'effetto ottenuto avvicinando la fotocamera al fiore sino a pochi centimetri senza però cambiare la lunghezza focale e l'apertura del diaframma.
L'avvicinarsi del soggetto principale mi ha aiutato ad ottenere una ridotta profondità di campo senza cambiare i parametri di scatto, lo sfondo è decisamente più sfuocato rispetto all'immagine precedente.
Se siete amanti delle fotografie naturalistiche o paesaggistiche sappiate che c'è un concetto che dovete assolutamente conoscere, stiamo parlando dell'iperfocale. La distanza iperfocale o semplicemente iperfocale è una distanza di messa a fuoco tale che la profondità di campo sarà talmente ampia da avere gli oggetti più lontani (all'infinito) ad una nitidezza accettabile. Per questo motivo è molto conosciuta dai fotografi paesaggistici, una volta trovata la giusta distanza iperfocale tutta la vostra immagine sarà a fuoco, dagli oggetti in primo piano sino allo sfondo, a qualunque distanza esso sia.
Ma come si calcola la distanza iperfocale? Tale distanza viene calcolata in base alla lunghezza focale che state utilizzando e all'apertura del diaframma. La formula corretta per questo calcolo è questa:
Dove “f” è la lunghezza focale, “n” è l'apertura del diaframma e “c” è la misura del circolo di confusione. Tranquilli, non dovrete assolutamente studiare questa formula e non dovrete andare in giro con carta e penna per fare dei calcoli. Esistono moltissimi strumenti che vi aiuteranno a calcolare questa distanza in pochi secondi:
Vi renderete comunque conto che dopo diversi tentativi non avrete nemmeno più bisogno di calcolarvi questa distanza perché vi verrà praticamente automatica. Dovete solamente provare e non farvi spaventare da eventuali errori.
Siamo giunti al termine anche di questa 14 lezione che credo sia una delle più importanti viste sino ad ora. La conoscenza della profondità di campo in fotografia è fondamentale per la buona riuscita di uno scatto. Non ci sono regole precise e per questo motivo vi consiglio di provare a fare lo stesso scatto con profondità di campo totalmente differenti. Noterete che gli scatti saranno assolutamente differenti tra loro e vi trasmetteranno sensazioni differenti.
Come avrete notato, non è assolutamente semplice padroneggiare la profondità di campo che viene influenzata da diversi fattori. Non sempre avrete tempo per pensare a tutti questi parametri e scatterete d'istinto, il mio consiglio è quello di fermarvi un secondo in più e ragionare su cosa vorrete ottenere. Provate e riprovate mille volte vedrete che con il tempo tutto sarà più semplice ed otterrete foto meravigliose.
Nella prossima leziona parleremo di un'altro fattore molto importante da conoscere assolutamente: il tempo di esposizione. Se vi siete persi le lezioni precedenti potete sempre consultarle a questo link.