La morte in un'immagine

18 mag 2019
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morteIl mestiere del fotografo può essere molto pericoloso e a volte può portare alla morte.

Questo è un rischio che conoscono bene i fotografi di guerra, che, “embedded” con le truppe, rischiano allo stesso modo dei soldati che affiancano e di cui documentano le gesta.

Solitamente il fotografo riporta immagini di morte e distruzione che, se non dal punto di vista emotivo, non lo coinvolgono direttamente.

Raramente, lo stesso fotografo scatta la foto nel medesimo momento in cui accade l’evento fatale e che così, involontariamente, diventa la muta testimone della propria morte.

Questo è quello che è capitato alla specialista dell’esercito americano Hilda I. Clayton, una Combat Camera, che stava fotografando un addestramento all’uso del mortaio dell'esercito nazionale afgano nella provincia orientale di Laghman il 2 luglio 2013.

All’improvviso un incidente: una granata è esplosa accidentalmente all’interno del tubo di lancio del mortaio nel medesimo momento in cui la fotografa eseguiva il suo scatto.

L'immagine ferma l'esatto momento dell'esplosione. Ancora nessuno si è accorto di nulla: nè i soldati che stanno ancora proteggendosi le orecchie con le mani dal rumore dello sparo, nè i fotografi che stanno ancora facendo il loro dovere e che non accennano ancora nessuna reazione.

Tutto è fermo e cristallizzato dall'esplosione. Non è ancora il tempo delle urla e del dolore, forse neppure quello della sorpresa. Tutti sono vivi, ancora, ma nello stesso tempo sono già morti.

morte

La soldatessa è stata uccisa insieme a un’altra fotografa afghana che stava addestrando e a diversi soldati dell'ANA (Afghan National Army).

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Ancora una volta i fotografi e i giornalisti pagano un importante tributo per la diffusione delle informazioni, rischiando in prima persona la propria vita.

Hilda non è stata infatti il primo fotografo a pagare il prezzo più alto per compiere il proprio dovere.

Secondo “Reporters without borders", da gennaio 2019 sono oltre 12 i giornalisti e fotoreporter uccisi e oltre 150 gli imprigionati, nel tentativo di far conoscere quello che accade nel mondo.

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Foto: US Army

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