Viareggio non è un luogo da raccontare....ma da fotografare

09 apr 2019
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viareggio

Sabato 13 Aprile 2019 inaugurerà la mostra "Viareggio" di Daniele Affranti presso la Bottega del Consorzio Creativo, in Via dello Zono, 5 (ang.Piazza XX Settembre) a Modena.

La mostra è in due atti: vista la grande quantità di immagini che compongono il lavoro le fotografie verranno sostituite il 24 aprile e resterà aperta fino a domenica 28 aprile con i seguenti orari: SABATO E DOMENICA (e GIOVEDI’ 25 Aprile) 10:30-12:30,17:00-19:30

Daniele Affranti ha svolto la professione di fotografo pubblicitario e cronaca per undici anni a Modena fotografando per importanti aziende italiane e associazioni, pubblicando su importanti rivista italiane e collaborando alla realizzazione di libri d’arte come il liberty in Emilia e pittori modenesi dell’Ottocento.

Contemporaneamente, ha fatto mostre nel sud della Francia, Arles, Avignon, Bezier. Cessata l’attività e dopo una lunga pausa, ritorna all'esigenza dell’immagine, proponendo la propria visione della fotografia non tanto caratterizzata dalla perfezione dello scatto ma piuttosto da un sentire del tutto personale.

Il Poeta Roberto Amato scrive: “Viareggio non è un luogo da raccontare. È una città priva di sedimenti. Poggia su un letto di sabbia. Sotto le case il mare continua a cancellare qualunque segno del tempo. Acqua e sabbia. Tra i quartieri si allungano strade perfettamente ortogonali o parallele alla linea del mare. Il cielo scende e penetra dappertutto.

Ma degradando verso sud-ovest la città si spoglia. Si diluisce in un grande arenile che la divide dall'orizzonte marino.

Affranti sembra trovare in questo paesaggio semidesertico una sorta di tela bianca, di topos astratto in cui organizzare quel suo caratteristico gioco di simmetrie e di equilibri, che si distacca da qualunque proposito narrativo, o rappresentativo. Da qualunque sovrastruttura che possa inquinare la purezza della visione.

Mettere un ordine certosino in quel po' di disordine di cui è fatto il paesaggio: uomini, alberi, vele, case. L'inquadratura delimita uno spazio dentro il quale ogni elemento corrisponde a una necessità compositiva, che è solo pittorica. Mai narrativa.

Affranti segue un istinto geometrico nutrito di molte, e forse insospettabili, reminiscenze. Negli scatti più convincenti sfiora un minimalismo astratto nel quale ogni elemento figurativo perde qualunque connotazione reale. Anche se tutto resta fisicamente riconoscibile: le spiagge restano spiagge, con vele, ombrelloni, cieli e sagome umane.

Il risultato è sempre un'immagine quasi del tutto disincarnata. E anche l'effetto pittorico di sgranatura, così accattivante, è la conseguenza indiretta di questa rarefazione mentale, di questa ostinata esclusione del reale. Eppure mai si entra nell'irreale o nel surreale. Non c'è traccia di metafisica.

Non c'è, qui, un tempo cristallizzato dallo scatto. Ma non esiste nemmeno un tempo eterno che supera la qualità delle cose, perché, appunto, le cose non hanno storia e sostanza. Sono segni, ombre e luci affidate alla pellicolare superficie della carta.

Quasi serigrafie digitali. Multipli possibili. La macchina fotografica è solo uno strumento grafico, come un pennello, un ramo di fusaggine. Non è un Aleph attraverso il quale possa scorrere il mondo, e finalmente rivelarsi per quello che è o che non è.

Resta distesa sulla carta una malinconia ordinata che pretende soltanto il leggero silenzio dell'attenzione.”

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