Il suo progetto riguarda le vestigia di un passato prossimo ai confini della nostra società e la produzione di visioni legate all'immaginario letterario e cinematografico. In ogni suo scatto viene proposto un racconto alternativo, un ribaltamento del reale e un modo di vedere che diventa un invito a partecipare a questa suggestione.
Fra le crepe degli edifici desolati l'autore è colpito dal fenomeno Fata Morgana, intravede mondi lontani ma familiari e riflette su quel “senso della somiglianza” che unisce luoghi diversi con mille fili sottilissimi, una telegrafia immateriale tra la fantasia e la memoria.
Il fotografo celebra una spazialità affettiva, che, basandosi sul ricordo, è popolata da rovine. È in virtù della loro cessata funzionalità, che gli ambienti riprodotti si offrono quali metafore dell’abbandono.
L’autore attraverso una composizione dell’immagine attenta e bilanciata indaga la dimenticanza in cui sono caduti alcuni spazi caratteristici del nostro vivere quotidiano: palazzi, ospedali, fabbriche, cinema, chiese... Ma quel che emerge nella sua estetica è la nostalgia del paradiso perduto, espressa nell’amore per le rovine, e la riproposizione in chiave fotografica della poetica decadente.
La bellezza dei suoi soggetti consiste nella loro caducità: è il fascino dell’incuria vegetale e architettonica, che riconduce le cose al loro stato primordiale.
L’obiettivo cattura immagini di un passato attraverso la memoria della propria esperienza, con un rimando alla Recherche du temps perdu. Gli oggetti desueti e i luoghi ritratti dal fotografo rivestono, infatti, la stessa funzione che ricopre in Proust la madeleine, quella di evocare il ricordo di un’età felice.
"I luoghi abbandonati parlano – dice Nicola – raccontano perché sono diventati così. Raccontano sia la storia con la S maiuscola, quella dei grandi, dei potenti, sia la storia quotidiana, quella del costume, quella di cui abbiamo maggiormente bisogno perché viene troppo facilmente dimenticata. E se un luogo in cui questa storia, diciamo secondaria, è passata viene restaurato totalmente, di quella storia si perde ogni traccia. Tramite le mie foto mi sento custode di un qualcosa. Di un qualcosa che per un motivo o per un altro potrebbe andare perduto da un momento all’altro. O perché sta morendo o perché cambierà inesorabilmente"
Per saperne di più su Nicola Bertellotti e su questo meraviglioso progetto fotografico sui luoghi abbandonati, vi consiglio di dare uno sguardo alla sua pagina web ufficiale o alla sua pagina facebook.
Tutte le immagini sui luoghi abbandonati di questo articolo sono di proprietà di Nicola Bertellotti e NON possono essere usate senza il consenso dell'autore.