«Dopo il clic, il momento era finito, gli abbracci fatti, le risate esaurite, i baci dati, le deliziosissime ragazze salutate, l’attimo era passato e rimanevano i rulli da sviluppare». Così la giornalista Maddalena Fossati ricorda il padre, Mario Dondero, grande fotografo/cronista scomparso da poco più di un anno, alla vigilia della grande mostra che a Bergamo ne ritraccia il percorso attraverso gli scatti più memorabili. Oltre a una generosa dose di rarità e inediti; tutto materiale proveniente dalla fototeca di Altidona (Fermo) che ne custodisce l’archivio personale.
[caption id="attachment_4028" align="aligncenter" width="800"] @copyright mario dondero[/caption]
Mario Dondero (1928-2015) è stato l’ultimo dei grandi fotoreporter del Novecento, che hanno attraversato la seconda metà del secolo XX con la loro macchina fotografica a tracolla. Dondero era sempre là dove succedeva qualcosa: non il grande avvenimento o il già visto; piuttosto il luogo dove accadeva qualcosa, di cui lui era partecipe, se non a volte persino la causa diretta (o almeno così pare guardando le sue immagini).
Arrivato a Parigi nel 1954, dopo la militanza da giovanissimo tra i partigiani e l’apprendistato nei rotocalchi milanesi, diventa il fotografo del "Nouveau Roman", di Robbe-Grillet e Michel Butor, e di Beckett; poi va a Londra, dove incontra Bacon, quindi è a Roma tra gli artisti di Piazza del Popolo (Schifano, Angeli, Festa), frequenta Laura Betti, Moravia, Pasolini. Non occhio esterno, o distante, piuttosto compagno di vita e d’incontri, di cui è testimone e anche protagonista. Fotografa tutti, ma sempre chiedendo permesso, e senza mai mettere nessuno in posa.
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La mostra “un uomo, un racconto” che la Galleria Ceribelli propone fino al 13 maggio presenta 60 scatti selezionati da Tatiana Agliani in collaborazione con l’Archivio Dondero di Fermo, stampati in formati straordinari realizzati ad hoc.
Le fotografie raccontano la storia degli eventi e la storia degli individui. Si va dai passaggi chiave della nostra memoria recente come il maggio francese, la caduta del muro di Berlino, i conflitti del Medio Oriente, al racconto minuto fatto di volti e di gesti ordinari, istantanee di città, di villaggi, di famiglie, di sguardi, in una parola la vita quotidiana d’intimità e di comunità a diverse latitudini, dal Mali a Cuba, dal Portogallo alla Russia di Putin.
La mostra, in via San Tomaso 86 alla Galleria Ciribelli di Bergamo, è stata inaugurata sabato 11 marzo.
Orari di apertura: martedì-sabato 10.00-12.30; 16.00-19.30.
Per info: 035.231332.
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