Si fermò per puro caso nel campo di raccoglitori di piselli di Nipomo, che ospitava più di duemila braccianti agricoli, ormai ai limiti della sussistenza.
Girando per il campo, incontrò la “Migrant Mother”, con i suoi sette figli, sotto una tenda precaria.
Avuto il permesso, scatta una serie di foto, la più famosa delle quali è diventata un formidabile strumento politico estremamente efficace.
E' l'immagine che più di ogni altra ha umanizzato il costo della Grande Depressione. Gli occhi della madre, logorati dalla preoccupazione e dalla rassegnazione, guardano oltre la macchina fotografica, verso un futuro che appare incerto. La fotografia rappresenta lo stato d'animo di un'intera nazione piegata e sofferente.
Già pochi giorni dopo la sua pubblicazione gli effetti sulle coscienze della Migrant Mother cominciarono a farsi sentire e beni di prima necessità iniziarono ad arrivare al campo dei migranti: generi alimentari, vestiti, dottori e medicinali.
Negli anni successivi, l'immagine diventerà una delle più rappresentate: sui cartelloni pubblicitari della FSA (la nuova agenzia federale che sostituì la RRA), in giornali e riviste, in un francobollo.
L'odissea delle persone come la Migrant Mother è stata rappresenta in modo sublime nel romanzo Furore, di John Steinbeck .
Fino agli anni '70 la vera identità della Migrant Mother rimase avvolta nel mistero, venne infine svelata da un giornalista: Florence Leona Christine Thompson.
Florence è sempre vissuta molto lontano dal successo riservato alla sua immagine. Solo poco prima di morire, ne avrà qualche beneficio: i suoi famigliari riuscirono infatti con una sottoscrizione pubblica a raccogliere rapidamente oltre 25.000$ per il pagamento delle cure mediche a cui doveva sottoporsi.
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