Sto parlando di Roberto Bertero, fotografo piemontese, che da 10 anni a questa parte, ha scalato buona parte delle vette alpine e dolomitiche dando vita ad un progetto fotografico stupefacente.
Che siate amanti della montagna o no, sono convinto che le fotografie di Roberto vi lasceranno a bocca aperta.
Ora però lascio parlare direttamente lui in modo che si possa presentare nel migliore dei modi ai lettori di Camera Nation. Godetevi le sue immagini!
Mi chiamo Roberto Bertero, sono un musicista professionista, concertista, organista titolare del Santuario della Consolata e insegnante di organo/pianoforte al Centro di Formazione Musicale di Torino.
Dal 2007 ho intrapreso seriamente anche l'attività di fotografo d'alta montagna, ma l'amore per i luoghi remoti ed incontaminati mi accompagna sin da quando ne ho memoria.
Per me le Alpi hanno sempre rappresentato: avventura, grazia, libertà e mistero. Tutti attributi che possono contribuire a ben ispirare un'esistenza.
Così come da una ventina d’anni adoro tenere concerti nelle più grandi cattedrali del mondo, immerso in secoli di storia architettonica, provo una simile sensazione quando sono temporaneo testimone degli immensi scenari alpini, dove i giochi di luce rivelano il mistero (come il suono mistico di un organo che si dipana in una navata gotica) generando forme e suggestioni nel millenario paesaggio naturale del "nostro" pianeta.
ll mio approccio alla fotografia è stato graduale, come penso accada alla maggioranza dei fotografi. Inizialmente, nell'età giovanile, mi limitavo ad osservare ammirato i luoghi alpini, poi ho iniziato a portare con me una compatta, dopodiché una semi-professionale e, negli ultimi dieci anni, una fotocamera professionale.
A tutti gli effetti la mia attrezzatura fotografica si è evoluta di pari passo con la mia passione, com'è bene che sia (mai mitizzare o perdersi nei meandri delle apparecchiature e del marketing!). L'attrezzatura fotografica che ora viaggia sempre con me è:
- Canon 5D MarkII
- Canon 17-40L
- Canon 70-300
- treppiedi in fibra di carbonio Benro C-057n6
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null’altro, perché più attrezzatura ridurrebbe drasticamente le possibilità di raggiungere in montagna la meta (il più delle volte estrema) e la scelta della giusta meta è requisito imprescindibile di ogni vero paesaggista, come lo è poi il possedere le giuste capacità per ritrarla.
Ho studiato i fondamenti della fotografia, le sue regole, come usare appieno una reflex in manuale e ho attentamente analizzato i lavori di molti fotografi, chiedendomi sempre non tanto cosa li rendesse "belli" o "perfetti" ma cosa li rendessi unici!
Ho così maturato idee personali sul come rispettare pienamente il soggetto senza sovraccaricarlo coi tipici stereotipi del "perfetto fotografo". Non a caso ho sempre mirato a produrre foto, sì, di qualità, ma sperando di non portar mai l'osservatore a pensare: "Ecco il classico scatto da fotografo".
Nel tempo sono diventato sempre più selettivo: sul campo uso pochissimo la macchina fotografica, solo quando strettamente necessario... e, a scatti avvenuti, penso che la chiave di volta, ciò che può denotare una sorta di "maturità" forse raggiunta, sia il riuscire a dire a me stesso: "Questo scatto è buono, è ok... ma non ci siamo"... per ragioni sovente molto difficili da spiegare.
È importante esser severi nel giudicare il proprio lavoro. La maggior attività di selezione critica deve sempre partire dall'autore stesso.
Visto che non esiste cifra al mondo che potrebbe spingere un essere umano a salire, stazionare e scendere, per anni, lungo creste e ghiacciai in montagna, tra mille disagi, tormente, oscurità e gelo... è indubbio che solo un'autentica passione possa motivare una persona in tale attività. Pertanto devo dire che non mi ha neanche mai sfiorato l’anticamera del cervello calare ciò che stavo facendo in un disegno pratico. Anche perché ciò che più conta nelle nostre esistenze non lo scegliamo… pensiamo solo di averlo scelto, ma in realtà non è così... semplicemente abbiamo dovuto farlo.
Ma se volessi collocare entro parametri tangibili il progetto da me realizzato in tutti questi anni (traendone frutti commerciali tanto tipici al mondo di pianura) non posso che esprimere il mio senso di sincera preoccupazione nel constatare quanto in Italia tutto ciò che dovrebbe far cultura e valorizzazione del territorio - unico al mondo! - stia poco alla volta svanendo. Sovente non ci sono fondi e in altri casi manca proprio la volontà nell’uscire dai soliti cliché. Peccato.
Il miglior consiglio che mi sentirei di dare a chi vuole dedicarsi alla fotografia è: “Trova qualcosa che ami veramente, sarà la tua ispirazione, diventerà il tuo soggetto fotografico. Lasciati trasportare dalla passione. Non farti mai infastidire da delusioni e difficoltà. Concediti tutto il tempo per crescere”.
Perché anche nel campo musicale sovente incontro soggetti che vogliono ottenere risultati... immediati (!??!). Capisco quanto questo approccio distorto sia anche figlio di certi spettacoli diseducativi del momento, ciò nonostante una persona dotata di discernimento dev'essere consapevole che, fatto salvo un po' di talento (si spera!), è la persistenza nel tempo che farà la vera differenza.
Quindi, il segreto è ben capire ciò che si vuole realizzare e non mollare mai, prendendosi il proprio tempo. Mai correre.
Filosofia e approccio tecnico:
Nel mio caso una foto nasce essenzialmente da un desiderio, che diventa un'idea, la quale prende forma grazie a un impegno attivo nel realizzarla, con impiego di risorse, tempo, conoscenze, sacrifici, denaro e, trattandosi di fotografia di montagna, tanto sforzo fisico oltre che mentale.
Molte di queste operazioni avvengono in loco, pertanto è essenziale una grande conoscenza delle locations che desideriamo immortalare, cosa potenzialmente possono offrire e quando... con tutte le approssimazioni del caso, perché si sta operando a diretto contatto con le imprevedibili forze della natura.
Lo studio dell'esposizione ai punti cardinali è essenziale, così come il documentarsi su apposite mappe sul come si presenterà il cielo notturno (qualora si vogliano fotografare anche le stelle).
È basilare possedere e saper usare l’attrezzatura per la sopravvivenza in montagna, che sia di alta qualità e specifica per i luoghi in cui ci avventureremo.
A lavoro sul posto ultimato, fatte salve eventuali scelte artistiche (che è meglio valutare caso per caso), la post-produzione non dev’essere mai invasiva, nel pieno rispetto dell'arte suprema propria solo della natura e degli enormi sforzi compiuti per raggiungere la nostra location. Piuttosto, deve rivelarsi un prezioso supporto per compensare le limitazioni intrinseche delle nostre fotocamere.
Il raggiungimento di una vetta in montagna di per sé mi interessa poco, sempre che non sia parte di una più completa esperienza alpina, come: vivere le alte quote a tutte le ore del giorno, essere in grado di gestire le problematiche inerenti lo stazionamento in loco (sciogliere ghiaccio o neve per procurarsi acqua, allestire un riparo per la notte, etc.). Perché, a mio modo di vedere, il vero fascino sta proprio in questi elementi, che possono trasformare un'attività sportiva in una ben più completa lezione di vita.
Non c'è "conquista"in montagna, c'è piuttosto ricerca interiore, possibilità di liberarsi dal superfluo, focalizzando così i propri sensi su ciò che veramente conta nella vita.
Le foto che considero come buone sono la punta di un "iceberg" derivato da un percorso di continua e profonda ricerca riguardo gli ancestrali misteri di questo mondo e dell'universo.
Alle volte penso alla fotografia quasi come ad un pretesto per tornare in certi posti, cercarne di nuovi... e continuare così il "viaggio infinito".
Sono consapevole di quanto sia complesso ritrarre, fedelmente, in un'immagine statica, tutto il dinamico splendore che vedo, sul posto, coi miei occhi...
Pertanto svolgo quest'attività in modo disciplinato e responsabile, come dovuto tributo ai luoghi meravigliosi che visito e anche perché non sopporterei l'idea di sprecare tanta bellezza.
Ci sono volte in cui i miei sforzi portano buon frutto, altre un po' meno... In ogni caso mi sembra d’interagire con l'impermanenza, in qualche modo "fissando nel tempo" scenari naturali che non appariranno mai più nello stesso modo, in un costante e immenso flusso naturale.
Se volete ammirare tutte le fotografie scattate in questi 10 anni da Roberto vi consiglio caldamente di far visita al suo sito o alle pagine sociale qua sotto:
Sito web (dov'è anche possibile acquistare stampe): http://www.robertobertero.com
Facebook: https://www.facebook.com/Roberto.Bertero.photographer
Flickr: https://www.flickr.com/photos/13980928@N03/
Tutte le fotografie in questo articolo sono di proprietà di Roberto Bertero e non possono essere utilizzate in nessun modo senza il suo consenso scritto. Consenso che Camera Nation ha avuto dall'autore stesso.