Tra le tante regole che troviamo nella fotografia (e che possono essere infrante tranquillamente) ce ne è una che ritengo fondamentale: la messa a fuoco. A meno che non vogliate immortalare un mosso creativo o vogliate fare uno scatto astratto, una foto con una messa a fuoco sbagliata è una foto da buttare via. Punto e basta! Non c'è software di fotoritocco che vi correggerà la messa a fuoco, non è stato ancora inventato, per cui, fate molta attenzione a cosa metterete a fuoco perché potreste compromettere la riuscita dello scatto.
Quando ci guardiamo attorno con i nostri occhi, abbiamo la percezione che tutto sia nitido e sempre a fuoco. Questo perché l'occhio umano è un organo altamente complesso, abituato a “focalizzare” continuamente quello che sta osservando e abituato a continui cambiamenti repentini di luce e inquadrature. In realtà il nostro occhio vede a fuoco solamente quello che sta puntando direttamente, tutto quello che è attorno (coda dell'occhio) rimane riconoscibile ma sicuramente sfuocato.
L'obiettivo della macchina fotografica si comporta nello stesso modo dei nostri occhi, solo una parte dell'immagine viene messa a fuoco, questa area viene chiamata profondità di campo a cui dedicheremo la prossima lezione del corso.
Tecnicamente quindi, la messa a fuoco in fotografia consiste nella regolazione della distanza tra le lenti dell'obiettivo e il sensore della fotocamera in modo che il soggetto prescelto di fronte a noi risulti ben nitido sul sensore. La regolazione di tale distanza può esser fatta in 2 modalità: automatica e manuale.
Nella messa a fuoco automatica (pulsante AF sull'obiettivo) è tutto molto semplice: il fotografo inquadra il soggetto, seleziona il punto di messa a fuoco e preme leggermente (non tutto) il pulsante di scatto. In questa fase, le lenti dell'obiettivo si spostano in frazione di un secondo e regolano correttamente la messa a fuoco sul punto prescelto.
A questo punto potrebbe venire spontanea una domanda: ma come funziona la messa a fuoco automatica?
La risposta non è così immediata ma vediamo di spiegarla brevemente. Innanzitutto esistono 2 modalità di messa a fuoco automatica: il sistema attivo e il sistema passivo.
Nel sistema attivo, la macchina fotografica emette onde ad ultrasuoni/infrarossi e, misurando il tempo di ritorno di queste onde per riflessione, calcola correttamente la distanza dell'oggetto e quindi la messa a fuoco corretta. Con tale sistema però è difficile mettere a fuoco attraverso vetri o superfici trasparenti perché ingannano il calcolo della distanza.
Nel sistema passivo, la messa a fuoco non avviene attraverso l'emissione di onde bensì captando la luce emessa naturalmente dal soggetto. Il sistema passivo può essere a sua volta a “rilevamento di contrasto” o a “rilevamento di fase”.
Il rilevamento della fase consiste nel dividere la luce in ingresso in due immagini e nel compararle. Questo sistema viene utilizzato nelle macchine reflex sia digitali che a pellicola.
La misurazione del contrasto, invece, consiste nel determinare quando la massima messa a fuoco corrisponde al massimo contrasto, all'interno del campo del sensore. Questo è un metodo comunemente utilizzato nelle videocamere e nelle macchine fotografiche digitali, e la misurazione viene effettuata attraverso la lente effettiva. In questo modo, l'autofocus passivo non utilizza praticamente per niente la misurazione della distanza del soggetto. L'unico problema nell'utilizzo del sistema passivo è quando ci troviamo di fronte a superfici monocromatiche o in condizioni di scarsissima luce nelle quali saremmo costretti a passare in modalità manuale.
La messa a fuoco manuale viene spesso messa da parte, in particolar modo da chi proviene direttamente dal mondo digitale e non ha mai scattato con i vecchi rullini. Ci sono però molte situazioni in cui è obbligatorio passare alla modalità manuale per una migliore messa a fuoco del soggetto che con l'automatismo si rischierebbe di perdere.
Mi riferisco in particolar modo alle situazioni di scarsa luce (all'interno di una chiesa per esempio) dove l'autofocus potrebbe sbagliare o addirittura non funzionare. Ma anche situazioni “difficili” come la nebbia o vetrate che riflettono la luce potrebbero fare impazzire l'autofocus. Io, per esempio, uso la modalità manuale SEMPRE nelle macrofotografie dove la messa a fuoco è ridotta a 1-2 mm e quindi deve essere precisissima!
Passare dall'autofocus al manuale è semplicissimo, basterà spostare l'apposito tasto sull'obiettivo da AF a MF (manual focus). A questo punto non servirà più premere a metà il pulsante di scatto per mettere a fuoco ma basterà girare l'apposita ghiera sull'obiettivo finché il soggetto che vogliamo mettere a fuoco non sarà perfettamente nitido.
La modalità di messa a fuoco automatica ha a sua volte 3 differenti tipologie di funzionamento: la messa a fuoco singola (one shot su Canon, AF-S su Nikon), la messa a fuoco continua (al servo su Canon, AF-C su Nikon) e una via di mezzo (al Focus su Canon, AF-A su Nikon)
Questa tipologia di messa a fuoco è ideale per panorami o per soggetti statici, una volta effettuata la messa a fuoco non cambia sino al rilascio del pulsante di scatto. E' solitamente la tipologia più usata anche perché è sicuramente la più semplice da gestire.
In questa modalità la macchina fotografica effettua una messa a fuoco continua sul soggetto inizialmente prescelto. E' particolarmente utilizzata per fotografare soggetti in continuo movimento come bambini o animali. Una volta messo a fuoco il soggetto, premendo a metà il pulsante di scatto, la macchina lo seguirà di continuo finchè non verrà scattata la fotografia. Ovviamente questa è una tipologia di messa a fuoco abbastanza difficile da gestire, spesso il soggetto è talmente veloce nello spostamento che si rischia di farlo uscire dall'inquadratura o di non lasciar tempo alla macchina di rimettere a fuoco correttamente.
Questa modalità di messa a fuoco permette una “via di mezzo” tra le 2 tipologie precedenti. In questa modalità è la macchina fotografica che decide al momento dello scatto una delle 2 precedenti (one shot o al servo) dopo aver analizzato la scena da fotografare. Viene usata pochissimo e la sconsiglio vivamente, lasciar scegliere completamente alla fotocamera la modalità da utilizzare può essere pericoloso e non sempre conveniente, è sempre meglio scegliere una delle due modalità precedentemente descritte.
Nella modalità di messa a fuoco automatica c'è anche la possibilità di scegliere aree o singoli punti di messa a fuoco. In tutte le reflex digitali si può accedere, attraverso ad un menù apposito, ad una griglia nella quale possiamo scegliere il punto o le aree sulle quali andremo a mettere a fuoco. A seconda della macchina fotografica la “griglia” potrà avere più o meno punti ma comunque sarà simile a questa:
Nel 99% dei casi la messa a fuoco viene fatta sul punto centrale ma ci sono situazioni in cui è sempre meglio cambiare il punto di messa a fuoco per maggiore comodità. Vi faccio un semplice esempio di tre immagini scattate in studio con la macchina fotografica fissa su di un cavalletto nelle quali ho voluto cambiare la messa a fuoco sui 3 personaggi (guardate il puntino rosso).
Non volendo spostare la macchina fotografica sono stato costretto a cambiare il punto di messa a fuoco ogni volta, se avessi lasciato quello centrale avrei ottenuto 3 fotografie uguali. Tenete anche in considerazione che la profondità di campo (area a fuoco) può essere variata e che, volendo, avrei potuto avere a fuoco tutti e 3 i personaggi ma questo sarà argomento della prossima lezione del corso per cui non voglio distrarvi troppo e preferisco rimanere concentrato sulla messa a fuoco senza pensare alla profondità di campo.
A seconda della tipologia di fotografia che state scattando, ci sono diverse “regole” da seguire per una corretta messa a fuoco che, se seguite, potranno esaltare l'immagine rendendola unica. Vediamole assieme:
L'unica e fondamentale regola da seguire quando si fanno dei ritratti è quella di mettere a fuoco gli occhi. L'essere umano attraverso lo sguardo comunica gioia, rabbia, dolore, amore ecc… per questo motivo un occhio ben messo a fuoco fa tutto un altro effetto. Provate a scattare 2 immagini simili mettendo a fuoco prima gli occhi poi il naso o le orecchie e vi accorgerete subito che la foto con gli occhi nitidi è tutta un'altra cosa. Se il soggetto è leggermente girato da una parte cercate di mettere a fuoco l'occhio più vicino a voi.
A differenza dei ritratti dove ci dobbiamo concentrare solamente su un punto ben preciso di messa a fuoco, nella fotografia paesaggistica dobbiamo cercare di mettere a fuoco il maggior numero di elementi possibili. Lo scopo finale è quello di NON dare all'osservatore un elemento sul quale concentrare il suo sguardo ma piuttosto dargli una visione aperta e completa del paesaggio davanti a lui in modo da farlo “girare” in lungo e in largo con lo sguardo perso all'orizzonte. Per fare ciò è necessario avere ben chiaro i concetti di profondità di campo che vedremo nella prossima lezione.
Le macro sono fotografie scattate a distanza ridottissima e che evidenziano dettagli piccolissimi spesso non visibili bene nemmeno ad occhio nudo. La messa a fuoco deve esser fatta con una precisione millimetrica anche perché comprometterebbe il risultato finale. Per questo motivo è obbligatorio utilizzare un buon treppiede che tenga ben ferma la macchina fotografica. Mettere a fuoco in questo genere di fotografia è difficilissimo, la profondità di campo è ridotta a 2-3 mm e, quasi sempre, conviene passare alla modalità manuale. Questo tipo di fotografia è abbastanza complesso e richiede una buona esperienza ma vi garantisco che vi darà grosse soddisfazioni.
Mettere a fuoco in fotografia non significa solamente rendere nitida un'immagine o una parte di essa, la messa a fuoco “corretta” può cambiare completamente il modo di guardare una fotografia rendendola “penetrabile” da parte dell'osservatore creando una sorta di connessione emozionale con quest'ultimo.
Il mio consiglio pertanto è quello di concentrarvi attentamente sulla scena che state per immortalare e d'individuare il soggetto principale che andrà messo perfettamente a fuoco. Ricordatevi che un'immagine fuori fuoco è un'immagine sbagliata ma sono sicuro che dopo questa lezione non ne sbaglierete più una!
Finisce qua la 13° lezione del corso di fotografia online gratuito. Nella prossima leziona parleremo della profondità di campo, se vi siete persi le lezioni precedenti potete sempre consultarle a questo link.